Buone Pratiche di Economia Circolare
In questa sezione è presente una panoramica delle Buone Pratiche di Economia Circolare, sviluppate dagli stakeholder del territorio nazionale (aziende, associazioni, istituzioni), impegnati in percorsi orientati alla chiusura dei cicli ed alla prevenzione e valorizzazione delle risorse ad ogni livello della catena del valore, nella realizzazione di nuovi modelli di business e progettazione nei sistemi industriali, urbani e territoriali. Ciò al fine di favorire la conoscenza e la diffusione delle eccellenze ed il modo italiano di fare economia circolare, “the Italian way for circular economy”, e promuovere una proficua replicabilità/adattamento dei casi di successo già numerosi nel nostro Paese.
Il database ICESP delle buone pratiche (BP) si alimenta e aggiorna grazie alla collaborazione di tutti i partecipanti ICESP che condividono la propria esperienza, compilando le schede di buone pratiche di economia circolare.
Per facilitare la sottomissione delle BP, in particolare capire quali siano le informazioni da fornire, verificare che una soluzione operativa, una prassi adottata, e/o una soluzione di business sia effettivamente una BP di economia circolare, è stata realizzata una linea guida di supporto:
Scarica la linea guida delle Buone Pratiche
È possibile effettuare ricerca di BP tramite filtri, scaricare la scheda delle BP e richiedere informazioni alle organizzazioni proponenti o a ICESP (info@icesp.it).
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L'innovativa procedura, nell'ottica di riduzione dell'impatto ambientale, non va ad incrementare l'estrazione di nuovo materiale dalle cave e consente di ottenere un prodotto realizzato con materiale di scarto con caratteristiche pressoché equivalenti al materiale vergine.

In questo modo, facciamo incontrare domanda e offerta di indumenti post-consumo, riducendo la quantità di rifiuti tessili che finisce nelle discariche e favorendo invece il loro utilizzo come risorsa circolare.

Per far fronte a questi problemi, nel novembre 2019 nasce Biova srl che ha scelto di concentrarsi sul recupero e trasformazione delle eccedenze di pane in birra.
Ad oggi, Biova ha lanciato sul mercato tre tipologie di birra, realizzate da birrifici artigianali a filiera corta utilizzando il pane recuperato. Le ricette sono state sviluppate da mastri birrai e sono di proprietà esclusiva di Biova.
La FAO in uno studio del 2011 invitava a superare gli sprechi alimentari proprio attraverso nuovi sistemi di produzione e distribuzione basati sulla cooperazione tra produttori e sulle filiere corte per evitare sovraproduzione ed efficientamento.
Grazie a Biova, 150 kg di pane invenduto può essere trasformato in 2.500 litri di birra artigianale, con un risparmio di circa il 30% di malto rispetto alle ricette tradizionali.

Trattamento a base di cera d'api eco-bio-sostenibile per la rifinizione delle pelli, sviluppato assieme ad alcune tra le più importanti conceria della zona di Arzignano (VI), una finitura protettiva a base di cera d'api ed acqua, sostenibile dal punto di vista ambientale, utilizzabile nella rifinitura delle pelli come parte integrante di un processo di filiera green.
Aperosa CP1 risponde alle principali caratteristiche richieste, cioè è naturale, antibatterico, non richiede particolari cambiamenti nel processo di produzione, è idoneo al contatto, riduce gli impatti negativi su territorio e ambiente.
E' innovativo perché utilizzabile in alternativa ai prodotti sintetici.
Trasferibile perché utilizzabile e replicabile nei processi di produzione già in atto o meglio in filiere di produzione green.
Nessuna ricaduta sull'ambiente, nessun tipo di inquinamento, nessun rifiuto.




catalizzatori zeolitici ricavati da un altro scarto, ovvero le ceneri di carbone. E’ stato realizzato un reattore a letto fluidizzato alimentato in
continuo e provvisto di un sistema di condensazione dell’olio di pirolisi. La qualità dell’olio viene migliorata con vapore acqueo a 250-300 gradi
per ridurre la quantità di idrocarburi pesanti e idrocarburi combinati con azoto, bromo e cloro, in modo che possa essere una fonte di prodotti
utili per la chimica di sintesi. Il char invece è stato attivato mediante reazione combinata con urea e idrossido di potassio allo scopo di
aumentarne la superficie specifica e utilizzarlo come adsorbente.


Sebbene il numero di tecnologie italiane verificate con ETV dimostri che un interesse ad adottare questo strumento, diverse sono le cause che ne ostacolano la diffusione e l’adozione. In primo luogo, la mancata conoscenza di questo schema, in secondo luogo, la normativa e le policy non menzionano ETV e ciò impedisce l'integrazione di questo schema con i programmi di sviluppo e le politiche di innovazione. Perciò ENEA ha sviluppato un Policy Brief e una Roadmap per la diffusione di ETV in Italia, mettendo in evidenza il suo ruolo nella transizione circolare e in particolare in supporto alla SNEC, con riferimento ad alcuni suoi Obiettivi Specifici.
