In questa sezione è presente una panoramica delle Buone Pratiche di Economia Circolare, sviluppate dagli stakeholder del territorio nazionale (aziende, associazioni, istituzioni), impegnati in percorsi orientati alla chiusura dei cicli ed alla prevenzione e valorizzazione delle risorse ad ogni livello della catena del valore, nella realizzazione di nuovi modelli di business e progettazione nei sistemi industriali, urbani e territoriali. Ciò al fine di favorire la conoscenza e la diffusione delle eccellenze ed il modo italiano di fare economia circolare, “the Italian way for circular economy”, e promuovere una proficua replicabilità/adattamento dei casi di successo già numerosi nel nostro Paese.
Per facilitare la sottomissione delle BP, in particolare capire quali siano le informazioni da fornire, verificare che una soluzione operativa, una prassi adottata, e/o una soluzione di business sia effettivamente una BP di economia circolare, è stata realizzata una linea guida di supporto:
È possibile effettuare ricerca di BP tramite filtri, scaricare la scheda delle BP e richiedere informazioni alle organizzazioni proponenti o a ICESP (info@icesp.it).
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Il progetto vuole dimostrare come la formazione professionale possa aiutare a risolvere problemi ambientali. La formazione professionale favorirà infatti l'adozione di pratiche sostenibili nel settore della ristorazione affinché esse possano essere di esempio anche per il singolo cittadino. Il progetto prevede: 1) definizione di un modello per la gestione dello spreco alimentare e relative pratiche; 2) formazione di formatori di ristorazione ed insegnanti sullo spreco alimentare tramite uno specifico percorso volto a sviluppare comportamenti virtuosi per la riduzione di spreco alimentare in cucina e sala; 3) formazione di studenti (giovani e adulti) sullo spreco alimentare e pratica in azienda; 4) sensibilizzazione dei ristoratori tramite eventi dedicati; 5) coinvolgimento dei policy maker per la definizione di misure a sostegno delle imprese che prevengono e riducono lo spreco alimentare; 6) trasferimento dell'esperienza ad altri enti di formazione finalizzato alla replicabilità.
L'obiettivo generale del progetto FORCE è di ridurre al minimo la dispersione di risorse dall'economia lineare e rimetterle nel ciclo, secondo una logica di economia circolare, sviluppando soluzioni eco-innovative e partecipative su quattro flussi di materiali.
Ciò permetterà di far rientrare nel processo economico risorse che possono diventare nuovi prodotti o materie prime da inserire nuovamente nel ciclo tecnologico e in quello biologico. Ognuna delle città interessate si occupa di una filiera: Copenhagen (capofila) di quella della plastica, Amburgo dei RAEE, Genova del legno e Lisbona dei rifiuti organici.
I principali ostacoli percepiti dai registrati EMAS sono: mancanza di riconoscimento dell'EMAS da parte del mercato e delle autorità pubbliche (PA); mancato supporto tecnico da parte della PA e incentivi esterni; costi elevati, ecc. A tal proposito, il ruolo della PA che sostiene EMAS diventa essenziale per rimuovere queste barriere e incoraggiare le nuove organizzazioni ad adottare EMAS. Ciò può essere fatto attraverso vari mezzi, come: ridurre le barriere tecniche per l'adozione di EMAS; migliorare i benefici derivanti da EMAS; sussidi pubblici, etc. Nel contesto ligure ci si è concentrati sul ruolo di EMAS e delle altre Ecolabel negli appalti pubblici attraverso un lavoro sul Piano Regionale per il GPP della Regione Liguria.
Approvazione di disciplinari di qualità ambientale applicati su scala provinciale in diversi settori rilevanti per via delle peculiarità territoriali (distribuzione organizzata, ristorazione, produzioni cinematografiche, organizzazione di eventi), allo scopo di elevare lo standard ambientale dei settori coinvolti tramite il rilascio di specifici marchi (rispettivamente: Ecoacquisti Trentino dal 2010, Ecoristorazione Trentino dal 2012 , Trentino Green Film dal 2016, Eco-Eventi Trentino dal 2018) a seguito di verifiche condotte da APPA.
ENABLING punta allo sviluppo della bioeconomia attraverso l'impiego di materie prime rinnovabili di origine biologica – residuali o appositamente coltivate – da destinare a diversi settori con grandi potenzialità di sviluppo come: la chimica verde, il tessile, l’automotive, la nutraceutica, la bioedilizia, ecc. A tal fine sono state realizzate banche dati ricche di informazioni (disponibilità di biomasse, buone pratiche, know how tecnologico e scientifico) digulgate verso una vasta rete di stakeholders appositamente creata.
Nell’ambito della Rete Rurale Nazionale, il Focus Chimica verde, ha inteso individuare soluzioni innovative e ad elevata sostenibilità per risolvere problemi delle fasi di produzione e trasformazione del settore ortofrutticolo e assicurarne la diffusione ai diversi stakeholder. L'approccio partecipativo, ha garantito il coinvolgimento di portatori di interesse del comparto, di rappresentanti del mondo della ricerca e delle istituzioni in un confronto costante nel corso di due anni circa di attività. Gli esiti del lavoro svolto, prima di essere diffusi, sono stati sottoposti per la loro validazione ad un Comitato scientifico appositamente costituito.
La pratica si prefigge di inserire elementi di circular economy nel settore edilizio attraverso la gestione della demolizione di edifici: l'ottimizzazione dei rifiuti da macerie avviene attraverso una propedeutica demolizione selettiva dividendo i materiali in ragione della propria composizione: laterizio, cemento armato, legno, plastica, rame e catalogando in situ i materiali secondo i codici CER e trasportati ognuno presso idonea centrale di riciclaggio.
Sviluppare e rafforzare collegamenti intersettoriali tra gli attori nei sistemi d'innovazione nel packaging sostenibile biocomposito in un'economia circolare centroeuropea.
Valorizzazione dei reflui zootecnici in impianti di digestione anaerobica per la produzione di energia rinnovabile e fertilizzanti rinnovabili (digestato solido) che vengono esportati in zone non zootecniche. Questa pratica, oltre a promuovere la circolarità e la produzione di energia rinnovabile e fertilizzanti, aiuta a diminuire l’impatto intrinseco dell’allevamento, infatti vengono drasticamente ridotte le emissioni di metano della fase di stoccaggio dei liquami.
Si parte dagli scarti provenienti dalla cucina di casa (scarti alimentari) e da sfalci e potature per tornare al territorio attraverso un lungo e complesso processo produttivo, che si chiude con l'immissione in rete di biometano, per alimentare mezzi privati e del trasporto pubblico e con la produzione di compost di qualità, utilizzabile come ammendante in agricoltura o per produrre terriccio da utilizzare per la piantumazione e il giardinaggio.
Le idee progettuali dei ragazzi sono diventati 20 prototipi realizzati con professionalità e cura dai ragazzi di CavaRei. I 6 prototipi che più si prestavano a una futura industrializzazione sono stati inviati a CavaRei Impresa Sociale per la realizzazione finale e la produzione in serie. La collaborazione con CavaRei Impresa Sociale è stata una scelta strategica, al fine di offrire opportunità occupazionali a persone disabili e svantaggiate.Grazie alle diverse competenze e ai servizi offerti da Cavarei, alla professionalità e all’attenzione al dettaglio garantiti in ogni singola fase della lavorazione, le idee dei giovani studenti si sono concretizzate in prodotti unici e irripetibili (perché i residui di produzione sono sempre differenti nelle trame, nei tessuti e nei colori), realizzati artigianalmente in cui le eventuali piccole imperfezioni testimoniano la speciale manifattura artigianale e ne costituiscono una specifica caratteristica.
Un sedimento marino dragato e fitorimediato mediante tecnologia AGRIPORT (Brevetto italiano No. 0001410263) è stato sottoposto a land-farming e presto verrà impiegato in prove di coltivazione nell’ambito del vivaismo frutticolo e ornamentale. Nelle prove i sedimenti saranno miscelati con materiali idonei e messi a confronto con i substrati di coltivazione tradizionali a base di torba e cocco. La coltivazione sarà effettuata in contenitore. In vista di una possibile immissione in commercio del prodotto stesso saranno svolte un’indagine legislativa e un'analisi di mercato.
Abbiamo progettato un impianto di stabilizzazione ed estrazione che consente di scomporre i sottoprodotti vegetali nelle loro frazioni principali, come vitamine, antiossidanti e fibre. Il processo stesso rappresenta un'innovazione in termini di eco-sostenibilità, poiché consente di ridurre i consumi energetici, idrici e l'utilizzo di solventi organici.
Il progetto di economia circolare non è il fine o mission dell'organizzazione, ma il mezzo. Mezzo che dia economia all'intera organizzazione e che crei lavoro. Riceviamo in donazione da privati cittadini, Enti ed imprese. Principalmente mobilio, abiti e cibo, in realtà riceviamo di tutto. Selezione, cura e riparazioni interne. Principalmente poi doniamo questi beni. Ma il surplus rimane anche per la "vendita" dietro donazione dei privati. Riusciamo a donare gratuitamente una mole enorme di beni. Ma con il resto che rimane creiamo economia che ad oggi impiega 25 addetti, 200 volontari, e porta economia per gli altri progetti dell'organizzazione.
Riuso³ – Banco del riuso in Franciacorta si caratterizza come uno spazio fisico sovra comunale dedicato a una serie di politiche attive orientate ad un consumo consapevole e alla riduzione dei rifiuti attraverso proposte di scambio e recupero di beni. All’interno del Banco, ogni operazione, che esclude sia l’uso di denaro sia la gratuità, si basa sull’assegnazione standardizzata di un punteggio (FIL). Il progetto ha un forte impatto sociale, in grado di promuovere un benessere diffuso, strutturando modalità solidali e di cooperazione utili a creare un nuovo equilibrio sociale e ambientale.